Abbiamo parlato con il professor Cristiano Gori di come l’integrazione socio-sanitaria sia necessaria per affrontare la non autosufficienza ed è stato inevitabile partire dallo shock prodotto dal Covid-19.

Il professor Gori ci ha sottolineato che la pandemia ha confermato quanto sia importante avere un sistema adeguato di assistenza agli anziani non autosufficienti ed ha determinato l’occasione per lanciare la sfida di una riforma importante –inserita nel PNRR- che ora è “uno spazio tutto da scrivere”.

Al grido dello slogan “non sono proposte originali” è dunque stata lanciata una riforma che ha un’unica priorità: la necessità che diventi presto operativa. In particolare c’è bisogno di:

  • ampliare e articolare la rete dei servizi;
  • dare un punto di riferimento alle famiglie (con le varie soluzioni che si possono immaginare, dal case manager, al segretariato sociale, o altro)
  • far interagire nella rete anche le badanti e i care giver familiari
  • considerare la crescente intersezione tra non autosufficienza ed impoverimento.

Sono tre gli ostacoli da superare:

  • lo scarso potere riconosciuto ai settori del socio-sanitario e del sociale e il riverbero di questo limite sulle dinamiche che si instaurano tra comunità professionali;
  • la creazione di norme, atti, riforme che siano adeguate al contesto;
  • la maggior diffusione di una cultura che faccia i conti con l’attuazione.

Uno stimolo al cambiamento arriva dalle riforme per la non autosufficienza fatta in altri paesi europei nei quali il salto avanti sul tema è stato fatto quando è stata riconosciuta un’autonomia all’integrazione socio-sanitaria. E’ stato creato, cioè, un settore ad hoc diverso sia dal sanitario che del sociale.

Forse anche per noi è arrivato il tempo di una nuova cultura del care, verso una presa in carico globale.