L’eredità e le sfide future a vent’anni dalla Legge 328 del 2000 sul sistema integrato delle politiche sociali e il suo impatto sui territori. Questo il filo conduttore del convegno nazionale “I vent’anni dalla Legge 328/2000 nella Penisola: le trasformazioni del welfare locale” promosso da Anci, Cittalia – Fondazione Anci, Fondazione IFEL e il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre nell’ambito del progetto “Penisola sociale” che si è svolto il 13 novembre in video conferenza. Un appuntamento non solo per celebrare i vent’anni di una legge fondamentale per il sistema di welfare ma anche un momento di riflessione per ripensare il settore sociale, soprattutto in questa emergenza sanitaria. A prendere parte al dibattito, moderato da Luca Pacini, direttore Cittalia e responsabile area welfare Anci, sono stati: Veronica Nicotra, Segretario generale di Anci, Massimiliano Fiorucci, direttore del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Roma Tre, Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al welfare, Raffaele Tangorra, Segretario generale del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Michele Marone rappresentante della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Marco Burgalassi, dell’Università Roma Tre, Chiara Saraceno, Università di Torino, Honorary Fellow, Collegio Carlo Alberto e Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo settore.
“Siamo di fronte ad una nuova fase in cui si registra una maggiore attenzione ai servizi sociali territoriali soprattutto con la disponibilità di nuove risorse per i Comuni. Una situazione del tutto nuova che non si verificava da anni”. E’ quanto ha sottolineato il Segretario generale dell’Anci, Veronica Nicotra in apertura dei lavori. “Questo è il risultato della legge sul federalismo fiscale – ha proseguito il Segretario generale – rimasta inattuata per molti anni, ma nonostante ciò ci abbiamo creduto e lavorato: e ora finalmente ci stiamo arrivando. Avremo nuove risorse per la parte corrente dei servizi sociali che vincoleremo ad un innalzamento della qualità dei servizi, e credo che questo sia l’inizio di un percorso importante. Ringraziamo chi nel governo ci sta credendo e ci ha creduto”. Da parte sua, invece, il direttore del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Roma Tre, Massimiliano Fiorucci ha ricordato quanto delle iniziative come quella di Penisola sociale corrispondono alla terza missione dell’Università che interagisce direttamente con gli attori sociali impegnati nella gestione del welfare.
Una nuova stagione del welfare che, soprattutto durante questa pandemia, ha riportato al centro del dibattito il ruolo della medicina territoriale e una nuova visione e cultura dei servizi sempre più focalizzata sui bisogni delle persone. Questo il punto messo in evidenza dal delegato Anci al welfare e sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi intervenuto al dibattito, che ha ribadito la necessità di una integrazione socio – sanitaria dei servizi per garantire il diritto universale alla salute e alla cura.
“La legge 328 avviò una nuova stagione delle politiche sociali – ha spiegato il delegato Anci – verso una razionalizzazione delle modalità di impostazione dei servizi sociali a livello territoriale dando un forte impulso al welfare di comunità, alla cultura della prossimità. E’ proprio da questa legge che nasce la collaborazione e l’integrazione tra il settore pubblico e privato con la crescita progressiva del ruolo del Terzo settore”. Una visione lungimirante di una legge che presenta però ancora alcuni punti critici. In particolare, secondo Vecchi è necessario affrontare in primis il tema delle risorse puntando ad una razionalizzazione dei diversi fondi esistenti e la necessità di lavorare sulla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni ripesando i servizi.
“Siamo nel secolo dell’invecchiamento. Dobbiamo averne consapevolezza e questo significa che il paese deve darsi una grande missione: la fragilità. Ed in particolare la vecchiaia. Ripensare risorse, politiche e strumenti di azioni per affrontare la qualità della vita degli over 65. È una sfida del paese, dei Comuni. Un sfida politica di democrazia e uguaglianza”.
Per questo ha poi concluso Vecchi: “Bisogna superare il concetto di servizio come mera erogazione monetaria: dietro i servizi esiste un sistema di competenze che permettono di concretizzare l’idea della presa in carico delle persone e costruire progetti di vita. Una rinnovata cultura dei servizi deve incrociarsi con il protagonismo civico in grado di incidere sulla capacità rigenerativa del welfare. Bisogna ritornare nel quartiere, nella prossimità per ricostruire le reti di relazione delle comunità in cui le fratture sociali troppo spesso si trasformano in paure e cultura dell’odio. Ed è proprio questo che l’ ‘epoca Covid’ ci sta insegnando: è l’ora della collaborazione”.
La legge 328 ha rappresentato una grande scommessa nella costruzione del pilastro delle politiche sociali intese come politiche di comunità. Questa la grande innovazione introdotta dal testo del 2000 sottolineata nel suo intervento da Livia Turco, già parlamentare e ministra autrice della riforma e oggi presidente della Fondazione Nilde Iotti. Una legge che ha posto le basi per una nuova visione di welfare e sviluppo in cui il ruolo del Terzo settore e della cittadinanza attiva diventa fondamentale per costruire una rete integrata di servizi territoriali, verso una società dei beni comuni e di una democrazia della cura. Oggi, come hanno concordato i relatori, i concetti di programmazione di ambito territoriale, l’idea stessa della progettazione personalizzata attorno ai bisogni delle persone rappresentano la grande eredità di una legge che a distanza di vent’anni mostra ancora la sua portata innovativa. Molto resta ancora da fare rispetto all’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni su cui però si è registrata la disponibilità e la collaborazione del governo ad un lavoro condiviso.
Puntare l’attenzione sul tema dei diritti sociali superando il concetto di bisogno e assistenza. E’ il punto evidenziato dalla professoressa Chiara Saraceno dell’Università di Torino che ha rimarcato anche la questione della necessità di servizi di prossimità perché il welfare possa dialogare con le altre politiche territoriali.
Nel corso del convegno, infine, spazio anche ai risultati di cinque gruppi di lavoro del progetto “Penisola sociale” nella sessione moderata dal professor Paolo Zurla dell’Università di Bologna. I gruppi tematici, coordinati da Maurizio Motta, Elide Tisi, Francesca Biondi dal Monte, Germana Corradini, Fiorenza Deriu erano composti da amministratori, operatori, docenti e studiosi, i quali hanno svolto un originale percorso di approfondimento e analisi su diversi temi: dall’accoglienza e integrazione, agli anziani e alla disabilità sottolineando le criticità e le azioni da mettere in campo per policy inclusive. E’ stato il professor Marco Burgalassi a descrivere infine gli elementi trasversali emersi dai gruppi tematici sottolineando l’importanza della co-programmazione nel sociale e ha delineato i quattro impulsi che la legge 328/2000 ha dato al sistema italiano di Welfare: innovazione, universalismo, finanziamento e integrazione.